Psycho 3003 – Cercasi Dio con i piedi ben piantati in terra

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Ci sono cose che oggi non sono ancora vere, che forse non possono ancora essere vere, ma forse lo saranno domani. Chiunque abbia in sorte di percorrere la propria strada, lo deve fare armato di semplice speranza e colla consapevolezza della sua solitudine e dei pericoli che essa cela nei suoi abissi nebbiosi. La nostra epoca cerca una nuova fonte. Io ne ho trovata una, vi ho bevuto e quell’acqua mi è piaciuta. Questo è tutto ciò che voglio e posso dire. Le grida di coloro che non percorrono quella strada non mi hanno mai preoccupato, né mi preoccuperanno mai. Ogni novità si scontra sempre con la resistenza dell’antico.”

C.G. Jung

Con Jung l’inconscio ha smesso di essere considerato un ricettacolo di nefandezze privo di centro, ciò che emerge dal cannocchiale del geniaccio svizzero è che quella buia lontananza interiore dell’uomo ha una volontà e una finalità precisa.

Di Jung si celebra sempre il profilo di originale pensatore psicanalitico, colui che ha contribuito a ridefinire l’orizzonte freudiano in senso umanista, a disegnare i complessi mentali nel solco di una storia psicologica della specie, collegandoli all’idea del mito, a quella dell’Anima.

Ciò che è meno noto è quanto negli ultimi anni della sua vita il suo pensiero avesse nuovamente ripreso a correre per sentieri poco battuti, compromettendone l’immagine di eminente medico della psiche presso i salotti istituzionali del mondo.

I suoi lunghi viaggi di studio delle antiche culture della terra, le sue ricerche sulla percezione extra-sensoriale e gli abbozzi della teoria della Sincronicità furono accolti con freddezza accademica, quando non addirittura con palese scherno.

Eppure, intuito e visione si affinano nell’uomo man mano che la grande Signora dell’ultimo gesto s’avvicina. Così fu, nel silenzio generale, per Jung.

Il nostro discorso aveva promesso di occuparsi di Programmazione Neuro-linguistica, di come ci si possa accostare al mistero della mente e della sofferenza con occhiali nuovi, pragmatici, democratici.

Abbiamo già visto come l’inconscio sia una stato mentale decisivo ai fini della nostra salute mentale e del nostro divenire di uomini. Abbiamo anche visto come la PNL abbia estrapolato modelli e strategie d’intervento su questo strato profondo di coscienza. I percorsi e i termini del cambiamento sono stati ridefiniti ampiamente.

In particolare, si intendeva iniziare questa terza parte analizzando l’ombra di questo approccio, l’uso banale e commerciale che se ne fa. Tra poco ci arriveremo.

Si voleva qui accennare a come oggi diverse prospettive di pensiero convergano verso risultati simili. E tutti indicano la strada di paradigmi nuovi, rivoluzionari, per l’idea che l’uomo s’è fatto di se stesso e dell’ambiente che lo ospita.

Gli ultimi due decenni di ricerche della biologia cellulare, ad esempio, hanno messo in crisi i fondamenti della genetica e dell’evoluzionismo darwiniano così come sono stati concepiti fino a oggi. La scoperta che le cellule possono vivere e continuare a scambiare con l’ambiente anche dopo l’asportazione del nucleo dimostra che la componente genetica non è così fondamentale per la vita come si è sempre ritenuto.

L’epigenetica sta dimostrando che l’”intelligenza operativa” di una cellula sta nella propria membrana di confine, là dove si operano gli scambi con l’ambiente circostante. Una buona parte dell’informazione necessaria alla vita e all’evoluzione biologica, sostanzialmente, dipende dai “messaggi” del contesto fisiologico esterno, che si integra con le informazione di base presenti nei geni ma è in grado anche di farne a meno.

Trema dunque l’intero edificio evoluzionista competitivo di Darwin, se l’intelligenza cellulare è fondata sulla cooperazione informativa forse aveva ragione Lamarck. Nei meccanismi dell’evoluzione della specie c’entra molto il fattore collaborativo.

Su queste basi, nella convinzione profonda che l’uomo non è abbandonato al destino deterministico dei propri geni ma è piuttosto co-creatore della propria realtà psico-biologica e somatica, il biologo Bruce Lipton studia e propone modelli di cambiamento profondo di convinzioni, modelli di pensiero, credenze primarie della persona. Torna il concetto che l’organismo umano è una totalità sistemica auto-regolantesi, il pensiero e la coscienza influenzano lo strato biologico del corpo e viceversa.

E’ una prospettiva molto simile a quella cui la Programmazione Neurolinguistica era giunta dal punto di vista della psicologia sperimentale.

Il terzo millennio, di fatto, oltre a presentare uno scenario globale preoccupante, s’è aperto con una speranza. Se fisica quantistica, biologia e psicologia riuscissero a unire disegni, prospettive, pulsioni di ricerca, l’umanità potrebbe avere delle belle sorprese in un futuro di breve-medio termine.

Tanto per dirne una, serie ricerche scientifiche testimoniano come soltanto una percentuale del 5% di tumori ha una causa chiaramente genetica. Vuol dire che sul 95% dei casi si può intervenire con la prevenzione e l’educazione psico-sanitaria. Esistono già diversi modelli di intervento “cognitivo” sulle strutture delle credenze profonde che sostengono la malattia. L’ambito della ricerca possibile sulle strategie che re-insegnino le funzioni di auto-guarigione è vastissimo.

Siamo in un ambito molto delicato della ricerca e della comunicazione scientifica, anche qui gli interessi delle istituzioni in ballo, mediche e farmaceutiche, sono enormi. Il lavoro scientifico e informativo da compiere in questo ambito deve assumere un risvolto politico consapevole, altrimenti il destino di questi discorsi sarà quello di una piccola cultura di nicchia.

Torniamo ora, dopo lunga digressione, alla nostra PNL, il cui campo d’indagine di partenza è quello della Comunicazione interpersonale e sistemica.

Per questo motivo, sopratutto se applicato al mondo del Business, il modello può prestarsi a un cattivo marketing di se stesso, a semplificazioni e banalizzazioni che gettano cattiva luce sul modello intero.

Incontrate la PNL, di solito, dove opera la comunicazione persuasiva. Provate ad andare a visitare un appartamento con gli agenti di Tecnocasa e ve ne renderete subito spiacevolmente conto.

Si tratta, spesso, di giovanotti inesperti a tutto ma molto entusiasti, strozzati da alti nodi di cravatte larghe come tangenziali. Vi sommergono di chiacchiere a velocità paranoide, vi blandiscono con plastificati interessamenti della prima minchiata personale che gli date in pasto, cercando di scimmiottare un ricalco persuasivo della vostra esperienza che non sedurrebbe nemmeno un protozoo infelice e solitario.

Nei centri nazionali di formazione alle vendite, come polli in batteria strizza-fatturato, costoro sono sottoposti a un semilavaggio del cervello di due giorni appena, in cui a ognuno, con la storia del potere che vi dà l’utilizzo del ricalco persuasivo, viene fatto credere d’esser capace di tutto.

Analogamente a come Beppe Grillo che anni fa, prendendo in giro il serioso Mino D’Amato, camminò a piedi scalzi sulla pizza margherita ardente, costoro vengono spinti a camminare su un fuocherello di braci, a suggello della presunta potenza umana acquisita durante la formazione intensiva piennellistica.

Sono sciocche facezie da mago Otelma, queste. Chiunque, con appena il diploma di quinta elementare, può camminare velocemente sulle braci senza conseguenza alcuna. E due giorni scarsi di formazione d’aula sono capaci di rendere carne di porco qualsiasi linguaggio-metodo un po’ articolato.

Consiglio vivamente, a chi intende intraprendere un serio percorso di conoscenza della materia, di scansare i ciarlatani del cambiamento in 24 ore, di rivolgersi piuttosto a organizzazioni serie come l’Istituto Italiano di PNL di Bologna (con sedi a Roma e Milano) che rilascia la certificazione internazionale di Pratictioner e Master Pratictioner.

Gli strumenti che si apprendono sono potentissimi, c’è bisogno di Psicologi esperti e di Tutor che governino il processo d’apprendimento che è lungo e implica l’impegno personale a mettere in gioco se stessi, i propri valori e schemi di riferimento, gli eventuali dolori che la vita vi ha fatto spazzare sotto il tappeto del mainstream cosciente e che possono riemergere improvvisamente, mentre si è impegnati ad apprendere ciò che all’inizio appare come un divertente gioco di approccio alla comunicazione.

Lo è, di fatto, anche, ma è sempre meglio, in generale e nella vita, essere pronti a incontrare l’ignoto di se stessi. Che senza l’emergere di questo oscuro testimone, pochi cambiamenti sostanziali sono possibili al mondo.

Maneggiare con cura, quindi, evitando le facili banalizzazioni, di se stessi e della materia con cui si ha a che fare, che è inconscia e riserva sorprese.

Eccoci arrivati al dunque.

La PNL “cura” la sostanza dei problemi nell’unica maniera che natura umana riconosce: con gli strumenti stessi che in altro caso hanno determinato i disturbi, ovvero le operazioni strategiche dell’immaginazione guidata.

Il campo di esplorazione e cura dove avvengono i vissuti e si organizza il cambiamento è una sfera di interazione psico-fisica profonda, di rispecchiamento tra Guida e Allievo, tra terapeuta e cliente.

La Mente non viene interpretata, piuttosto, interrogata.

Ciò che il Maestro mi insegna resta a me, ripetibile, enunciato a chiare lettere. In un certo senso, mentre cura il Maestro cede la sua arte.

Con questo gesto rende responsabilmente Maestro me.

Eppure c’è molto, molto di più, ed è ancora un territorio vergine da esplorare.

Penso a cosa potrebbe voler dire introdurre nei percorsi educativi primari i principi di ecologia mentale e le strategie di apprendimento della Programmazione Neurolinguistica, insegnare ai bambini come si usa un cervello nel terzo millennio.

Penso allo sprint che metterebbe le ali allo sviluppo di quelle potenzialità cerebrali di specie che ci sono ancora aliene, ma anche alla una nuova cultura che maturerebbe, dove la non-prevaricazione, l’attitudine a scendere profondamente nell’esperienza dell’Altro piuttosto che a temerlo come uno sconosciuto, aprirebbe la luce a panorami di civiltà inconcepibile.

Penso alla salute e alla felicità costruite collettivamente, attivamente e responsabilmente da ognuno, ogni giorno. E anche ai sogni, si. Ci penso con lucidità, con tutta la testardaggine di un cavernicolo che si interroga su come replicare l’esperienza incredibile del fuoco.

Come si diceva all’inizio di questo excursus: dal punto di vista del soggetto, il mondo delle rappresentazioni della realtà si ricostruisce infinite volte, tra tutte le notti che andiamo a dormire e le innumerevoli mattine che ci risollevano alla luce. La mente umana è in grado di generare realtà parallele in cui i fenomeni accadono realmente. E può usare queste realtà metaforiche per riscrivere il proprio passato, orientare il futuro, provocare attivamente il proprio benessere.

E’ esattamente questo il riflesso divino che dorme dell’uomo.

E noi tutti, le nostre culture, invece di piangere la morte di Dio, faremmo bene a rimboccarci le maniche esistenziali e partire oggi, subito, per andarlo a sostituire al comando della Realtà.   

14 risposte a “Psycho 3003 – Cercasi Dio con i piedi ben piantati in terra

  1. Eh, che dire…grazie per l’illuminazione.
    Sì, invece dell’ora di religione (nulla togliere al credere in un dio ma è da sempre l’ora del casino), dedicare un ora allo studio della Mente.

    • ma prego, figurati 🙂
      penso che la parte sana delle religioni sia la devozione, non tanto la concezione-raffigurazione divina, per nulla l’istituzione.
      La devozione c’entra molto coi processi di auto-guarigione e salute mentale.

      • so di cosa parli, lo so bene. E forse è proprio questo che fa paura a una certa religione che invece si basa molto sulla concezione-raffigurazione divina, passata ma anche presente. La devozione lascia spazio alla libertà del pensiero che può divinizzare anche solo un concetto.

  2. questa cosa del Maestro che cede la sua arte è fantastica. viviamo in una realtà che è esattamente agli antipodi, dove (soprattutto in ambito lavorativo) il tuo superiore non vuole svelarti i segreti del mestiere neanche il giorno prima di andare in pensione, per il suo patetico bisogno di sentirsi insostituibile.
    “la non-prevaricazione, l’attitudine a scendere profondamente nell’esperienza dell’Altro piuttosto che a temerlo come uno sconosciuto, aprirebbe la luce a panorami di civiltà inconcepibile”.
    la cinica che è in me mi urla che tutto questo sarà possibile solo dopo un bagno di sangue globale, in cui pure la sottoscritta dovrà perire.
    poi, però, c’è un’altra me (un po’ più romantica) che dice why not…
    questa PNL m’intriga già solo per il fatto che sei più convincente di quelli hanno tentato di vendermi dei piani di previdenza (che devono aver fatto lo stesso corso degli agenti Tecnocasa). Specifico che hai convinto la romantica e non la cinica.
    Ti salutiamo entrambe! 🙂

    p.s.: mi sono innamorata di Jung dopo aver letto “La saggezza orientale”.

    • Eh, capisco perfettamente. Anch’io ho una vocina insistente che mi dice che coscienza collettiva si fa solo sbattendo forte il grugno. 🙂
      Ma il tuo “afflato” non lo definirei cinico, è molto sturm und drang, anzi.
      Insomma, se si deve proprio uscire in anticipo, collettivamente, da questa valle di lacrime, che lo si faccia con del buon jazz in sottofondo, eheheh..
      ps: Jung è stato un uomo straordinario e un pensatore immenso, di quei pensieri che non passano :-).

      • assolutamente d’accordo: la colonna sonora è importante quanto il film (se non di più, ma io sono di parte).
        così, nel malaugurato caso in cui la vita fosse solo una comparsata sul pianeta, sarei comunque una comparsa felice persino di essere illusa dall’esserne la protagonista, perché la musica era buona.
        buon jazz, buona vita, buon tutto. 🙂

      • Certamente siamo comparse, la claque di dio, probabilmente, e c’è qualcosa di terribilmente sbagliato in tutto questo.
        Però possiamo fare un gioco: limitandosi al jazz, proviamo a comporre una selection di brani/autori da ascoltare nel tempo che il meteorite ci mette a toccare terra 😀
        la mia, comincia certamente con Are you going with me di Pat.

  3. “la sincronicità”… in dicembre ne ho comprate due copie che ho regalato a due persone che amo molto.
    Infatti.
    Baci

      • facciamo così: a Bill Evans aggiungiamo Toots Thielemans e gli facciamo fare Days of wine and roses… poi, mentre Bill si riposa, Toots va da Pat e fanno insieme Always and forever. Ti va bene il compromesso?

      • si, aspè che ci siamo quasi: mettiamo dentro i miei amati Brecker e Richard Galliano e siamo pronti, Maya o lucertoloni di Sirio B, fatevi sotto! 😀

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