Oddio, non è che mi facesse proprio schifo finire la serata imbucato in una festa su una tipica terrazza romana. C’era la mia amica Raffy in sovraccarico ormonale, tornava appena da una settimana di meditazione a Piancastagnaio col gruppo del Santone casto. Tra i fumi scosciati delle meditazioni aveva accumulato eserciti di feromoni in rotta, stasera pareva proprio il giusto scacchiere di guerra per una sortita chimica da antologia.
Così ci presentammo alla porta, Raffy e io, compagno di supporto con cui ogni buona figa saggia ama triangolare la presenza.
L’inizio è un piccolo dramma, le buone fighe non attaccano certo discorso, io sono sensibile, la vaga nebbia di degnazione disinteressata che ci avvolge mi blocca un po’. Così cedo di schianto alla rassicurazione facile di un secondo gin-tonic, una faccenda più per impegnare le mani e dare plasticità ai gesti che altro.
Mi giro con un sorso ancora di traverso e dico:
“Raf, cosa avrebbe detto un Buddha di una festa in cui ti fanno bere il gin-tonic tiepido??”
“Dai Alex abbassa la voce. Equilibrati, spirituali, perfetti, così dobbiamo essere. Fermiamoci nel Centro, stiamoci, piuttosto!”
“C’entriamoci! Eheheh..scusa, battuta del cazzo, da gruppo Avventure nel mondo.”
“Ci vuole un andamento fluido di Tae Chi, capisci? Fluidi, lenti, interessati al contatto ma non troppo. Gettare gli occhi ma sfocare lo sguardo al punto giusto. Controllare spesso orologio e telefonino, atteggiamenti e gesti rilassati come si conviene a due capitati per caso che forse tra poco se ne andranno. OK?”
“Raffy ascolta, come ci mettiamo per il ritorno a casa?..Ehi??”
Cazzo è già sparita, si è messa all’opera la diavolessa, manovra sapientemente di Casting, lo sapevo. E’ dura certe sere per i compagni di supporto delle buone fighe.
“Siii…salve, mi chiamo Alex, lei? La padrona di casa? Accidenti che piacere, come sta?”
“Benebene, grazie giovane amico, ha già visitato la mia galleria personale?”
“No, è che cercavo una mia amica ma non la trovo più…Si bellissima la casa, fantastica la terrazza panoramica. i quadri no, non me ne intendo guardi, mi dispiace..aspetti, eccola! Scusi tanto signora.”
Scatto in avanti, salto nel cerchio di fuoco di non so che macumba di profumo. La signora si fa le pere di gelsomino da quattro yen. Odio i profumi femminili troppo dolci.
Ma adesso devo andare sul serio, la matrona mi starà trapassando la schiena di curiosità. Ma dove? Prendo un’andatura dritta, da chi sa quello che vuole dalla vita.
Butto un sasso d’occhiata verso lo stereo che swatta. Vedo subito una ventina di corpi che si contorcono intorno a un serpente di musica Disco.
A coprire lo zoom arrivano due strattonandosi di brutto.
Lui-lei, tipici assatanati di dinamiche.
Lui le passa addosso uno sguardo incrostato d’avarizia, sentimenti secchi come pomodori calabresi, principio avanzato di calvizie e gesticolanza sciatta in punta d’isterismo.
Strattone su vestito lungo con chiffon, una cifra, da vergognarsi il prezzo, prima, e poi il gesto, da Psycho borgataro.
Lei dice qualche parola ma non lo guarda, trasmette piuttosto occhiaie d’odio compresso che schizzano un punto più in là della sua pelata.
Fanno rumore della madonna quelle occhiaie che volano nel precipizio della notte sospesa tra i palazzi.
Li scanso di disgusto, per non perdere energia nei miei insicuri Chakra.
Avanzo lentamente in una marana d’incertezza.
Arrivo infine sulla scena scena, in mezzo a mazzate micidiali di basso-batteria.
Vedo una fanga di occhi che gracidano, dentature candide che appaiono scompaiono nel delirio di luce stroboscopica. Una frazione di secondo, una frazione sola per proporsi lo sguardo mantenendo l’anonimato.
Tutta l’Intelligence festaiola che manovra, soppesa, avanscopre, trae le prime conclusioni di bottega.
Ma guardaguarda…carina codesta morettina…
Tipino capello corto, ovale di viso, quasi una Minnelli matriciana.
Quando appare in diagonale di busto su rotule flesse, le colgo una frazione di secondo di sguardo, forse vago forse interessato, come un allegro tappeto di bucce di banana di benvenuto che si stende ai miei piedi, uno buono a farti venire la madre di tutte le sciatiche.
E allora, la Strobo pompa lisergie di figuranti e Liza sorriso bluette riappare, siamo a due frazioni di secondo ed è ancora fissa su di me, troppo a lungo per buttarla in corner casuale.
Liza coglie il ritorno di sguardo con la coda della coda dell’occhio, mi spara un terzo flash di sexypupilla proprio addosso, mi identifica, mi valuta e mi soppesa in una mezza frazione di secondo.
Bello! Già la semplice scannerizzazione di un oculo esperto di serate romane costituisce motivo d’orgoglio, gli amici delle buone fighe soffrono sempre un po’ nel fianco dell’autostima, si sa.
Ballo, ma solo perchè non ce la faccio più a stare fermo.
Mi sbilancio d’anca e non è tutta tecnica anni Settanta. Sono già mezzo ubriaco e sulla strada di una cotta feroce.
Ecco, addio alla C’entratura, Tae Chi un cazzo, se mi vedesse quella zoccola emerita della Raffy.
Ma Liza avanza, viene a scaldare il motore vicino al mio e io recupero potenza in sovraccarico neuronale. Arrivederci Buddha, ho già la lacrimuccia innamorante che si gingilla lato palpebra e minaccia di buttarsi di sotto.
Poi lei, tutta fatata, mi dice alla prossimità dell’orecchio:
“…i….ce…ss???”
“…MEEE???” Strillo io di rimando.
“…evo…..ace….na…oss!”
Oddio qualcosa mi sembra di aver capito.
Oss, OSS…come Diana Ross, cazzo!
Upside down boy you turn me, la sto pure ballando, Inside out round and round, meglio che non ci pensi proprio, su e giù e dentro e fuori.
“SIIII!!!” Mi si mette la voce in falsetto, per lo sforzo di logos, e devo avere un sorriso intelligente, almeno quanto Fabrizio Frizzi. Meno male che la Strobo mi occulta, più o meno.
Giro di corpi su assi scardinati di ritmo.
Perdo Liza di vista e subito la lacrima minaccia di chiamare il 118.
Scruto scruto nei bluette di fotogramma, e chi trovo al suo posto…madonna bonina, Raffaellaa!
“…a…FF…ll..!”
Mica mi vede la diabolica, fa finta. Tae Chi con me non vale però.
La mia amica figlia del Dharma ha un’espressione distaccatissima, sguardo appiccicato alle stelle, sorvola appena con gli occhi una coda di cavallo maschile che di fronte a lei sbatacchia destre e sinistre su spalle di giacca scamosciata con frange, tiene un ritmo di anca-piedeperno che nemmeno sua nonna il giorno del compleanno, a comunicare disinteresse, noia appostata.
L’ha puntato il Fricchettone, si vede comunque da come rovescia lo specchio dei gesti: lui flette lei alza, lui alza lei scarta, lui slancia lei trattiene.
Falsissimo fricchettone lucidato a grana, si vede benissimo che ogni frangia di pelle del cazzo che pende dalla giacca deve costare almeno un diecimila.
Acchiappo un lembo di Raffa e lo tiro fuori dall’orgia indemoniata, dalle grinfie della Ross. “Ma che fai!? Non t’agitare, sembri Gabriele Lavia che rincorre sudato la Guerritore sulla Roma-L’Aquila. L’hai visto quella porcata de: La Scandalosa Gilda? La faccia di lui che la raggiunge in un’area di servizio dopo che lei s’è scopata il camionista? E lei che ha il coraggio di chiedergli pure di -pagarla-??? ..Bè appunto, si può sapere che cavolo hai?”
“Senti, io la mia punta l’avrei trovata, a parte che la devo già rincorrere. Ma mi sa che sono troppo emozionato, non ce la faccio a fare altro che ballare. Parlare simpatico, distaccarsi d’arte, C’entrarsi poi…non se ne parla proprio!”
“Ma Alex, è l’una e mezza, ti devi svegliare! Guarda qua cos’ho pescato io, nel frattempo: architetto mezzo giapponese con leggera mandorla sull’occhio. Più frangia scamosciata e coda di cavallo d’ordinanza, carino nevvero? Gli ho dato appuntamento al terzo piano tra dieci minuti per un “aperitivo”. Tra mezz’ora in ogni caso siamo fuori di qui, d’accordo? Occhio che se sei da solo ti lascio al Taxi, mica ti posso far reggere il moccolo.”
“E va bene!”
Lo sapevo, la conosco da tanti anni ormai. Bravissima a dare ordini senza diritto di replica, le brave fighe nascono così, alcune hanno in dotazione questo modo suo da sexy-nazi, con veri smeraldi di ghiaccio che tintinnano al posto degli occhi.
Oddio che altro c’è!
Qualcuno m’ha toccato da dietro e io salto per aria.
“SIII! Signora come sta?…Si ho bevuto grazie e si, è bella la terrazza, e si, era proprio Raffaella che avevo perduto…Un altro drink? Va bene, va bene, non si rifiuta mai, si figuri. I quadri NO, guardi, di arte non ho mai capito un cazzo, non le conviene mica, sa!..”
E allora schizzo ancora nel ribollente antro Strobomusicato.
Batto tutti i record d’agitazione di sempre, a mimare Diana Ross che produce veri climax di vocalizzo fino. Sospiro come un mantice rotto dall’enfisema e intorno a me: TUM, TUM, TUM.
Gambe e braccia dove capita e anche peggio.
Sfioro di maligna manata il Jap Freack, che mi stupisce di ritorno sul grugno.
Strobovedo il suo assetto C’entrato di colonna. Sta a vedere che questo pratica d’arte marziale, formulo dentro, proprio mentre NaziRaffy se lo succhia via, e meno male, verso gli stuzzichini del terzo piano.
Ma si capisce, vero? Che vorrei bruciare insieme alla dolcissima notte romana, e alle vendette da sbrigare che ho accumulato in qualche passato giù dalla terrazza, io e i ricordi e Liza, che se la ritrovassi accidenti..
Ecco, se la ritrovassi fuori dalla mischia danzante, che le direi?
Ma..un attimo, checazz..
C’è un botto tremendo che moltiplica i corpi astro-fisici di tutti nel risultato indiscutibile della notte. Un crack di silenzio improvviso, immane, che fa quasi male alle orecchie trasandate dalla Disco.
Poi subito dopo, qua e là, gruppetti di voci acute, piccoli nugoli di isterie alticce.
Mi ritrovo, ed è una favola, Liza accanto.
Silenziosa, sgusciante, a due millimetri di buio la metto a fuoco.
Ci voltiamo fronte fronte.
Mi prende le spalle le prendo i fianchi.
Sorseggia un ritornello ai limiti dell’udibile, ancheggia lento un lento tutto inventato.
Mi faccio schiacciare.
Tolgo da lei lo sguardo incandescente e vado stupidamente a notare come si vede bene dal buio piazza Venezia, con tutti i cavalli alati e gli angioletti illuminati che troneggiano sulla vecchia bianca macchina da scrivere.
Poi sento un certo pestifero odore.
La padrona di casa puzzoprofumata sta arrivando imbarazzata con certe sibilanti lampade da campeggio.
Mi sa tanto che -tic-toc- il tempo sta per scadere. E non ho ancora iniziato nulla.
Di pura disperazione agisco, cerco di trascinare lento-Liza verso il buio più profondo dove la luce non minaccia di folgorarci. Inizio pure a riuscirci, e per un attimo sembriamo Ade e Persefone che vagano tra ombre alticce di dannati esausti.
Poi c’è un ostacolo, una massa di carne ci chiede i documenti.
Ha una voce stridula che slega di fulmine tutti gli incroci cosmici.
“EEEEHI! Hai visto che casinooo?”
Ce l’ha con me? Ma no che non ce l’ha con me. Ù
E allora scusa?
“E si, dev’essere saltato il salvavita. Jinny che fai, ti stai divertendo?”
Jinny?!? Cazzo di nome artefatto.
La voce di Liza mi arriva dritta sulla catena degli ossicini, per la prima volta. Ed è uno schianto di martelletto. Basso il tono di languore e meraviglie di notti scampate a Times square sfavillante quando incrocia la diagonale di Broadway.
Ma è troppo tardi o troppo presto. Comunque appare chiaro che la sto perdendo.
Jinny non si sta divertendo affatto, ti pareva. E’ più nervosa di un polpo mai sbattuto sugli scogli. Trova la festa troppo superficiale e nessuno che parli con lei.
E si è stufata di tutta sta gente senza discorsi, molto meglio la settimana prima alla cena della Paola che c’erano dei contenuti davvero interessanti. Già, dice che non è più giovanotta e che forse, Liza, è meglio che ce ne andiamo a dormire e non ci pensiamo più.
Ribadisce tirandosi giù la gonna di qualche altro centimetro, una parannanza già di per sé lunga fino ai piedi.
Arriva pure lo sblocco del salvavita a dannarci definitivamente.
Un nuovo boato di luce-musica ci si assesta tra capo e collo.
C’è rimasta solo una sgonfia ciambella di spazio per parlare alto.
Rovisto tra ragnatele d’argomenti, prego l’alcol di scansarsi un attimo dalla mia coscienza e formulo di mio la più sciatta delle sciatterie conversazionali:
“Di che ti occupi, Liza?”
Pirla che sono! E’ un rimbombo mio tutto interiore.
“Come? Di che mi occupo? Ma, un po’ di cosette. Qua e là. Collaboro con una gallerista negli allestimenti e mi diverto a fare PC-grafica per conto mio. Tutte cose stimolanti. Si si mi diverto, decisamente, ma non mi chiamo Liza, per carità, sono Egle.”
Nemmeno un “e tu?” di cortesia.
Sexypupilla rimbalza di nuovo via nel flipper luce-occhi-disco. Tilt secco invece sul mio quadrante sfocato. Me ne accorgo dal suono inconfondibile, dalla potenza devastante dello schiocco nell’etere.
“E tu invece, di che ti occupi?”
Brivido brivido. Ma chi m’attacca alle spalle che non vale?
Mi giro, ho come un rumore di “Gesù ho capito…”, lento, dentro.
La Jinny imposta un sorriso tutto cervello e…non sarebbe nemmeno male, il tipo intellettuale che vuole fare le cose seriamente.
Insomma: carina meno meno…ma ha questa spaventosa gonna lunga che ormai gli fa da strascico.
Acchiappo l’ennesimo Gin Tonic caldo e prego duro il Buddha Single che mi rimandi Raffy, la mia buona figa, entro quindici secondi.
Tanto è scaduta pure l’ora d’ordinanza.
Taxi subito, Naziraffy, persino moccolo porterei a Japfreack e allegro di bruciarmi.
Altrimenti questa m’ha già fregato. Lo so bene.
Nel mio piccolo sono sempre stato un Maestro.
Sempre nel tuo piccolo un Maestro! 😉
Sì.
Ti voglio leggere meglio però!
It’s too late for me now.
Gelsy
come farei senza di te,Gelsy 🙂
non so proprio come e che cosa faresti!
tu prendimi in giro con sottile ironia!
poi vedrai!
ti renderai conto che… 😉
Gelsy
ma…quale ironia, sono serio, noti altro logos qui sotto che quello Gelsiano?? 🙂
arriveranno, arriveranno.
se non lo fanno, non sanno ciò che si perdono! 😉
your Gelsy
“Pirla che sono! E’ un rimbombo mio tutto interiore.”
Non so perchè mi sia rimasta impressa questa riga!
Chissà! 😉
Gelsy
😀 audace ragazza
♥♥♥
Gelsy
ci ho girato e rigirato intorno per giorni, alla fine ci sono entrata per opposizione, leggendo il successivo (quello del palazzo dell’orologio). a spararmi una posa direi che quello è conscio e questo è inconscio e se ciò ai più apparirà ovvio, io, tardona, entro in punta di piedi. i tuoi ufo sono dei veri flussi, nel senso più alto – joyciano – del termine. ti assicuro che non c’è nulla da ‘sopportare’, è più come il vento che ti fa combinare rotta e deriva 🙂