Blue in Four Green

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Quattro occhi verdi si sono persi. Quattro occhi fieri, nel canale di scolo di una strada, scorrono via nella titubanza imposta agli smarriti.

Ed è solo un giorno presto, di mattina, tira quasi un alito di caldo. La luce è solo quel riflesso che ci sbatte addosso e noi moltiplichiamo, è tutta orgogliosamente esposta, fuori, appesa mollemente ai contorni delle cose.

La luce ti attraversa e tu guardi in basso per avere qualcosa di sicuro cui aggrapparti.

Vedi che sono solo quattro palline del cesto del caso che rotolano distrattamente oltre noi, lo avverti brevemente con una grande ampiezza nel respiro, con tutto il vento e i profumi e i ronzii e la fuga di nuvole dei giorni buoni, che è appena l’inizio di maggio e tu non sai nemmeno se sia una pace o una condanna.

Tu adesso non hai parole per nessuno. Che forse la vista è banale, e certamente questo è un sogno di quelli così, che può esserci, non esserci, rapirti e sparire subito, come più gli viene comodo.

E incredibile la sfacciataggine di questo sogno, tu però non curartene, rimani assente, dell’assenza quotidiana che ci prende all’improvviso.

Se ti manca un passo e la parola, se ti giri a un certo punto ed è come se vedessi il mondo per la prima volta nella sua più pura mancanza di nessi.
Se tutto questo ti solleva all’altezza delle nuvole, poi ti fa ricadere e c’è solo il silenzio in basso a raccoglierti.

Quattro fieri occhi verdi si sono persi.

Come palline strabiche esplose dal corpo grave della nostra presenza, adesso non fanno più ombra.

Dire che poco fa erano ancora due coppie coordinate ma separabili di colori e organi e vie di senso e associazioni e scuotimenti e sguardi.

Io e te, ci sforzavamo poco per cogliere l’insieme, che c’era ancora il pensiero a tracciare gli attributi tuoi e i miei, le storie, gli orari, ciò che si poteva fare per oggi e il resto di domani, un po’ emozionante e un po’ grave.
E come sarebbe stato giusto che facessimo l’amore subito semplicemente lì, contro un muro del terrazzo, come le lucertole, tra una lama di sole e una d’ombra, con il rischio di essere catturati.

Abbandonati gli uni negli altri, rivoltati in lente spirali di visione estatica, come flutti fosforescenti di vita, senza confine apparente.

Il resto che avverti è l’ inutile dinamica delle circostanze. Braccia e gambe e passi, lo sfrondare dei rami di pino in alto, il vento, altro vento che ti s’incunea dentro nel vuoto dello stomaco e il polline che cade intorno e il rumore di una macchina ogni tanto per ricordare che c’è qualcuno che sta accompagnando qualcun altro proprio ora, alla fine di un appuntamento.

Poi la domanda, se c’è un dove e un chi e per quanto tempo, se prima o dopo, la domanda l’hai già bruciata prima.

Fai un salto di lato e alla fine perché questo vuoto di forma non perdona.

Vedi come sarebbe facile che queste biglie impazzite tornassero a essere i tuoi occhi e i miei occhi, semplicemente, con tutte le complicanze del caso.

Che non riesci più a percepire nulla di coerentemente orchestrato.

Che c’era un me schiacciato sopra un te contro un muro in piedi e grappoli di mani basse sulla pelle come se per la prima volta lungamente svitassero carezze, e poi ancora le dita nelle fessure degli elastici a dare le scosse e il sudore come un fiume di luce a bagnarci le pelli e in un altro mondo ancora, proprio lì accanto, il battito di una sola palpebra e la stessa lacrima d’incredulità sospesa mentre le parole ci scappano appese a un filo privo di senso come labbra che si mordono per sentire tutto, anche quel poco di dolce irresistibile male.

Quattro occhi verdi, e non c’è nient’altro, davvero.

Quattro occhi si sono persi e hanno un po’ paura.

Sai come cominciano le storie.

*

* – As it was – ospedale S. Eugenio, maggio 2002

7 risposte a “Blue in Four Green

  1. Ecco qui mi perdo anch’io, cerco e cerco una storia e trovo solo qualcosa, ma questo qualcosa mi affascina e contradistingue il tuo modo di scrivere. bello.

  2. “E come sarebbe stato giusto che facessimo l’amore subito semplicemente lì,…”
    Questo tuo scritto!
    Ti posto una interpretazione, secondo me, fantastica di blu in green.
    Gelsy

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