Fresh Press memory

kk

*America – 8 giugno 1968

I margini consumati dal tempo aiutano questa immagine a popolare un angolo di Mito che sfugge alla sovraesposizione del presente. I nostri ricordi, per lo più, nascono bruciati dal chiasso del mondo che ci tallona, i nostri anniversari trafiggono di candeline il territorio del dolce comune, lottano con miliardi di altre fiammelle che vengono da fuori per imporsi. I nostri dolori piangono lacrime televisive, a ogni latitudine, si assiste a questo miracolo del post-paganesimo, un collettivo fantasma giudica l’espressione del nostro intimo sentimento, decretando il lecito, le pene accessorie e il percorso di redenzione certificata.

Nessuno salva la famiglia americana dall’occhio attento di un’autopsia postuma. Non la salva la diagonale prospettica che la cattura nuda, lungo un binario, non la solleva in memoriam nemmeno la crudeltà di un evento pubblico di sconfinata onda che si ripercuote a riva di ognuno. Kennedy se n’è appena andato per l’ennesima volta, è questa l’atroce modernità della beffa, la caverna mortuaria s’è spalancata per volere di poteri forti, è chiaro a tutti da subito, come è chiaro il potere devastante di dio nel cielo povero del Mid-West. Non viene in aiuto di questa tribù archetipica di uomini nemmeno il modo in cui fisiognomica e postura leggono in loro il segno invalicabile della biologia sociale che si è esercitata sui magri corpi.

Negli occhi e nelle spalle tirate su del primogenito è già presente il peso di una gravità da ereditare, il corpo appare leggermente curvato, speculare a quello della madre; il secondogenito rispetta la postura naturale del padre, negli occhi fiammeggia un po’ di quell’oscurità sociopatica che è l’Ombra della cultura americana; il terzo e il quarto appaiono ancora troppo giovani per svincolarsi nell’immagine di un destino preciso che gli competa; madre e padre piantati nel suolo primitivo di una ferrovia a omaggiare l’assassinato di Los Angeles, lo sguardo di onesta speranza decaduta, di storie che conoscono l’eterno risveglio alla scarsità di un freddo, di mattina.

E questo è il brano di un istante, scritto di getto qui dentro in queste undici e venticinque a.m. del giorno, per rendere omaggio a un’immagine straordinaria che ha la potenza del misfatto, di un tempo e di uno spazio mitologico denso che accade nel supporto corroso dell’immagine come nel cuore dell’immagine stessa. E’ un treno che sta sfilando? E’ la salma di Kennedy? Di quale Kennedy, del primo, del secondo, del terzo? E’ il funerale eterno della speranza, l’alazabandiera protettivo del tacerlo? O solo il destino che ci rende nudi e sciocchi e primitivi così come siamo emersi dal buio genitore?

Nelle dimensioni che preferite, siamo tutti quella famiglia ordinata, composta, minata di un male collettivo, di poteri forti, spaventosi, che dispongono del mondo e dell’anima, quella famiglia in cui dorme nascosto il virus sottile delle sociopatie innominabili.

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foto magnifiche:

8 giugno 1968

6 risposte a “Fresh Press memory

  1. (Alcuni vedono le cose come sono, e si chiedono “perchè”. Io sogno cose che non sono mai state, e mi chiedo “perchè no” – RFK)
    Grazie a questo articolo ho deciso di documentarmi sull’assassinio di Bob, molto meno “vivisezionato” dai media di quello di JF. Interessantissimo, ti saprò dire.

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