*Creatives* II – Una Striscia di Scrittura

VG-buffalo3«Se vostro figlio vuole fare lo scrittore o il poeta sconsigliatelo fermamente.

Se continua minacciatelo di diseredarlo. Oltre queste prove, se resiste,

cominciate a ringraziare Dio di avervi dato un figlio ispirato, diverso dagli altri».
-Grazia Deledda 

Essere qualcuno aiuta.

Com’è vera e pericolosa questa banalità, perciò bisogna avere voglia di guardare sotto la superficie, mettere la testa a mollo e farsi venire il capogiro per spiare la vita dei pesci che dormono sotto il luogo comune del mare, nel rimessaggio comune di ciò che fa luce, che è poco, rovistare soprattutto nell’angolo dove vanno a morire le ombre di tutti.

C’è un assassino intimo e una trama in agguato, per ognuno dei viventi.

-Essere qualcuno- è un sortilegio collettivo, naturalmente, come saper gonfiare il proprio canotto coi polmoni degli altri. Sono qualcuno in questa vasta sala di discenti che sa di parrocchia, in virtù di alcune condizioni transitorie che mi spacciano tre discreti vantaggi a buon mercato, alla bisogna.

Sono già uno scrittore della domenica, per di più in crisi creativa, uno sciolto che non produce niente da due anni, non ho niente da apprendere che dritte, micce, tranelli per ricominciare, e ho forse quel tanto di patimento sottile che fa trappola migliore per l’attenzione delle donne.

Sono l’allievo prediletto della Editor professionista che insegna, ho un maledetto Future sullo sgambetto del suo sorriso e siedo in prima fila, posso regolare l’Aria del mio Essere con il cursore che viaggia tra umiltà e supponenza, basta un po’ d’intelligenza emotiva per capire dove deve tirare il vento, anzi, la ventola.

Poco fa, al bancone di un bar di lusso in un briefing godereccio del gruppo ristretto, la mia mentosan-prof s’è abboffata poco, ma invece m’ha confessato di voler dare contenuti “nuovi” al laboratorio, e che le interessa collaborare con -Me- che ho “un’impostazione” diversa, ovvero: sta pensando di “aggiungermi” alla troika degli altri due Liberti che manovrano la didattica del Verbo.

Le pizzette, tre a tre, stavano per andarmi di traverso dalla lussuria. E sono 3; tre buoni motivi per Essere qualcuno, tre pizzette fredde qui sullo stomaco; una Trinità. La strada di una pubblicazione “seria”, benchè comunque lunga a sfiancare, mi si apre davanti come la Roma-Milano negli anni sessanta, quando al casello dei sogni Albano gorgheggiava la sua indimenticata: “Nel Zole”.

Sto volentieri al gioco, per i primi quattro incontri parlo poco, mollo la loffa di qualche opinione falso-modesta qua e là, gioco il monopoli del flirt con due o tre tipe retrostanti niente male, eleggo le gambe della quarta a omega delle mie attenzioni laterali, vicino al tatuaggio loffio del suo astragalo che accavalla e scavalla, inviandomi messaggi.

Intanto, in queste prime quindici ore di scienza asperse sul salone, ho dovuto assistere alla solenne celebrazione di una crusca elementare, molto didattica, niente operativa, zero significativa. Per la scrittura in sé, s’intende.

E’ così che mi viene da aizzare l’attenzione:

  • C’è il problema della “persona narrante” e le categorie del punto di vista

  • C’è il problema dell’Incipit e tutto ciò che bisogna inzepparci dentro perchè un romanzo si possa considerare “dignitoso”

  • C’è il problema (mio proprio) della lettura contestuale di un racconto dello scrittore -ggiovane-, quel suo assistente Rizla-e-Pueblo che siede in cattedra qui di fronte, testo messo in mezzo a due-tre citazioni di Kafka e Yourcenar su cui riflettere seriamente, che sono la piccola parte migliore di tutto l’andazzo laboratoriale

  • C’è il problema, soprattutto, che ogni cosa diventa un problema, qui dentro, vuoi la vastità della mandria presente, vuoi gli alti muggiti della didattica.

In Metro, tornando a casa tardi, penso a quella testa biondo-scoppiato di Rebecca che m’è venuta incontro in una pausa del Lab con una banale scusa, pareva una Cristina Ricci, di lontano, io amo Vincent Gallo, poi ci siamo arrivati vicini e il cinema è terminato.

Penso anche che: fai tutto il rosario di Rosa-Rasae-etc e hai risolto da te quante sono le persone narranti, le referenze narrative possibili, cioè “6”; e anche che una pietra, le nuvole, l’anti-cristo o Paris Hilton, continua da te all’infinito, che lui stesso può essere plausibile in materia, e arriverai al termine delle categorie del punto di vista ammissibile in un testo letterario.

Al “problema dell’Incipit” dedichiamo un fuoco a parte; al racconto dello scrittore ggiovane è meglio che non ci penso, invece. Well furthermore, direbbe uno yankee elegante, è proprio isso che non mi riesce di ricordare, il racconto, un gran senso di pulizia, come un obitorio, e nient’altro, eppure l’ho ascoltato attentamente appena un paio d’ore fa.

Il quarto-su-otto incontro era appena terminato, alle otto di sera (uno sfascio di quadruplici Mandala), stavo decidendo se arrendermi alla seduzione o alla sedazione, Rebecca s’era chinata a raccogliere qualcosa in mezzo alla folla degli ottanta che sciamavano festanti e ci spintonava in corridoio, io guardavo fisso.

La solenne sciatteria del suo vestiario, gli occhi azzurri da rovinafamiglie che mi lanciava addosso, la braga della tuta calata a illuminare chiaramente il solco tra le chiappe.

-continua   

12 risposte a “*Creatives* II – Una Striscia di Scrittura

  1. adesso è (quasi) perfetto, ricorderò – chè questo si ricorda eccome – un gran senso di pulizia, per niente da obitorio. da cui il quasi, la vita quando scorre così, porta detriti necessari. ed è verissimo, i punti di vista sono infiniti, tanto vale scegliere il proprio. l’apprendimento è un po’ come l’attaccamento, bisogna sperimentarlo e dimenticarlo immediatamente. e poi. mai come questa volta lo spezzettamento web tailormade dimostra quanto sia giusta la carta, adesso.
    mi piace assai 🙂

    • è vero, è troppo spezzettato, gli sto girando intorno e prendo tempo, materiale ce n’è tanto e questo è un lab davvero per me, non bisognerebbe dirlo al lettore che in pieno diritto si aspetta sempre il meglio, ma tant’è.

  2. E poi c’è il problema che più puntate pubblichi e più divento curiosa…… 🙂
    Adoro l’ironia leggera e insieme devastante con cui stai “svelando” le dinamiche degli aspiranti scrittori. Mi piace, mi piace, mi piace.

  3. Le scuole di scrittura sono croce e delizia per l’aspirante scrittore.
    Ci sono troppe distrazioni, troppe citazioni in questi laboratori che uccidono l’ispirazione. Anch’io le ho frequentate e ho smesso di scrivere. Seriamente, intendo. 😀
    Nicola

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