Diciotto Centimetri per una Sega da tre euro, assassinando Ligabue

david-o-russell1Sono talmente tante le storie che ti salgono in testa, certe volte, che è anche inutile mettersi a raccontarle, andrebbero spalate via come la melma delle alluvioni, piuttosto, come i tanti ricordi delle sere che hai varcato il limite di brutto e hai solo con te la sensazione di pendere tutto storto da una parte, tale è la roba da bruciare per scaldarti.

Ecco, è un maledetto inno alle brutte anatre che siamo, questo, è il compleanno di un giorno dove i tuoi personaggi interiori mollano il colpo e vengono a sedersi e a fumare con te, appoggiati tutti sul ciglio provvisorio della strada, nel paese semisconosciuto dove ti sei spinto, mentre le lingue e le insidie e le prospettive che si aprono laggiù e che ancora non vedete chiaramente vi piovono in testa senza perdonarvi.

Il punto da dove vorresti patire, a tre metri d’altezza in un viluppo di rami di fico, si è anche perso a questo punto, rimangono i diciotto centimetri di diametro di tronco che ho appena segato e il mio fido attrezzo da tre euro che mi spalleggia, in una luce di epifania minore che mi fa brillare gli occhi. Senza l’ausilio di alcuna motosega, ho appena combattuto e vinto quattro ore di laocoontica battaglia aerea con la potatura dei rami di tre fichi ultrapentametrali, that’s it.

Se avete pensato male”, non c’è peccato da redimere, siete solo blogger italiani medi come tutti.

Io me la toglierò, scusate, questa medietà dalle spalle, un giorno; devo essere onesto e senza un filo di compiacimento, la pensavo così già dal terzo anno che lavoravo come schiavo salariato, nel “90”, quando pensare una cosa del genere era un luogo inconfessabile, all’inizio di una vita, figuriamoci lo spreco. Mi sono sentito un cazzone inutile per tanti di quegli anni delle vostre vite importanti e associate che un po’ avete il dovere di starmi a sentire oggi. Oppure, perdiamoci con Bono.

Io cercherò Ligabue e lo farò a pezzi durante un seminario che gli terrò su come Una Vita da Mediano concorra allo strazio di se stessi, dei propri sacri zebedei e di ogni etica dell’arrendersi al prodigio di cui la vita è gonfia.

Ci risiamo, ma che ti sei messo in testa, chi ti credi di essere e balle varie.

Come se ogni Uomo non fosse un pezzo unico del creato, una maledetta equazione irripetibile con tanto di data di scadenza stampata nel culo, una scommessa di delicato equilibrismo, di quello sport per illusi che si chiama: lettura del codice anonimo che l’ambiente vorrebbe tu fossi, ribellione, esilio, acrobazia sugli strapiombi del possibile, sul dorso d’asino di dio che eleva la camminata di ogni destino che si mette in cerca.

-Sei un pazzo superficiale-, dice qualcuno, fate attenzione, quel qualcuno vi è più prossimo di quello che crediate, la sua vita è un mezzo fallimento psicosomatico ma “lui” vi arringa lo stesso, come se avesse il cestello dietro l’oblò pieno di vestiti smacchiati da piazzarvi.

Lo sappiamo tutti, del resto, quant’è pericolosa l’arte del pensiero individuale, un giorno fai una scelta in controtendenza e non capisci subito la pressa morale di ciò che ti si sviluppa intorno, sei ancora lì col ventennale senso di colpa del tuo essere Alternativo e all’inizio capisci poco del perchè parecchi “amici” si sentano “offesi” dal tuo gesto. Che li smascheri, semplicemente, sarà chiaro parecchio più in là, quando il labirinto degli specchi socio-umani che si confermano andrà giù fragorosamente in pezzi in qualche piazza dentro dove l’anarchia finalmente regnerà sovrana.

Se non avrete il coraggio di rimaner soli, nella vita, non combinerete mai niente di buono. Sto parlando del rimaner soli e brutti per un bel po’, senza speranza alcuna di redimersi, non di una banale depressione.

C’è un’unica larga eccezione che accetterei in un’iperbole di “distinguo”, una cosa da cui la mia bussola inconsapevole si è sempre tenuta lontana, per arte o per difetto che vuoi che importi oggi, l’arte del destino di chi sceglie di essere genitore.

Capisco tante sofferenze protratte che mi girano intorno, la responsabilità di essere un’ancora stabile nel fragore socio-esistenziale che sono i primi vent’anni della vita di un figlio, ma anchè ivi, passati quei vent’anni, nessun destino vi esime dalla colpa di dover dare fuoco ai moti anarchici del vostro autentico personaggio intimo. A cinquant’anni, si è asociali per forza, anzi, si diventa manager dei propri moti esorivoluzionari.

Bene, ho sparso quarti sanguinanti delle mie speranze di fuga per tutta la macelleria romana lungo 25 anni di Roboteria sociale, stradale, professionale, amorosa, now it’s the time.

Ce la sto per fare, potenti allineamenti interiori mi segnalano il tempo giusto per l’agguato finale. Presto farò come cazzo mi pare, totale e definitivo. Che fine ingloriosa, mi diranno, e non voglio aggiungere altro, dopotutto, confutare è uno di quegli esercizi sado-masochistici di cui farò volentieri a meno.

Questo brano è dedicato ai più fortunati, alla merda che è in voi e da cui state sicuri nasceranno foreste di fiori, se solo tutto questo vi ha suggestionato un po’. Bello essere brutti, abbiate pazienza e coraggio, non si può scegliere di essere altro, dopotutto.

Questo brano (buttato giù con la semi-insonnia che freme per agire, tra le sei e le sette, poco fa) è stato scritto, anche, col profondo pensiero affettuoso che provo per.

All my Credits to:

Jihan

Liberamente

Franco Arminio

Carmine Mangone

David O’Russell

Chuck Palaniuk

Pimmy

Baba Bogner di Linz

28 risposte a “Diciotto Centimetri per una Sega da tre euro, assassinando Ligabue

    • coraggio Tilly! sto pensando di fondare un’associazione di categoria delle brutte anatre sparse, non scherzo, ci sono delle cariche disponibili, e mettiamo gli avvocati del diavolo di mezzo, ah! ma il Collettivo se la vede brutta, prometto 🙂

      • Messaggi subliminali di una domenica mattina da insonne: “associazione di categoria”, “avvocati”… mi sa che è meglio se abbondo di xanax.
        Ma tu non dovresti, in teoria, essere uno di quelli che curano quelle come me?

      • ah non so, io “curo” solo in fuoristrada, se uno ha voglia di rischiare lo strapiombo, cioè di sperimentare davvero l’omeopatia, chiaro no? 🙂
        ma sul limite del serio e del faceto, comunque, dormono grandi verità.

  1. Che la tua semi-insonnia sia benedetta.
    “Dare fuoco ai moti anarchici del vostro autentico personaggio intimo. A cinquant’anni, si è asociali per forza, anzi, si diventa manager dei propri moti esorivoluzionari”, con un colpo solo mi hai spiegato che cosa sto facendo: sto preparando il mio cervello ad assorbire la libertà della prossima metà della mia vita. E tutti i miei personaggi interiori mollano il colpo, di colpo, e insieme fumiamo seduti sul ciglio della strada, alcuni ridono e dandomi una pacca sulla spalla lamentano il proprio vissuto e chiedono una parte migliore.
    Buona giornata boscaiolo…

  2. Non è semplice arrivare dove sei arrivato tu, capire la propria unicità, rinunciare serenamente e a vantaggio della propria libertà interiore a tutto ciò che ti si è incrostato addosso in cinquanta anni di vita. Per accettare di essere unico bisogna prima di tutto smettere di aver bisogno dell’accettazione dell’Altro che agisce nella sua altrettanto importante unicità. Per alcuni questo è un conto difficile da saldare.

  3. sto lì seduta a fumare con te e possiamo sentire il suono soffice della cenere che cade sul selciato. ti porterò tutti i fiori che spunteranno, promesso 🙂 ti abbraccio

  4. Io che sto a combattere per essere una brutta anatra sparsa benvoluta da tutti invece di fare come cazzo mi pare senza. Senza altro.
    Com’è sincero sto pezzo. Troppo.

    • ma scherzi, mi vuoi far felice, io ho dato l’anima al Demonio della “sincerità”, da tanto tempo, sapessi quante portate in faccia questo cazzo di naso di Gogol che mi ritrovo ha preso, al riguardo 🙂

  5. Quando è uscito l’ultimo di Liga-sheep ho pensato che la cosa più interessante da osservare fosse : caspita, bravo, ha perso 7 o 8 chili ! Sì perchè il Liga non può ispirare altro che domandine soft , ammesso e non concesso che non si abbia niente altro di più interessante a cui pensare al momento. Quanto a te, questo a seguire è un pensiero tostissimo e vero e non potevi dirlo meglio : ” Se non avrete il coraggio di rimaner soli, nella vita, non combinerete mai niente di buono. Sto parlando del rimaner soli e brutti per un bel po’, senza speranza alcuna di redimersi, non di una banale depressione. ” Sì perchè se c’è una cosa che odio è l’accontentarsi e/o anche prendersi per i fondelli da soli.

    • Il Liga son sempre gli stessi due accordi, lo sanno anche i fan, che son tanti anche per questo, come sempre e ovunque.
      Credo che la spinta anarchica dei 50 sia soprattutto la somma esorbitante delle ripetizioni di schemi uguali, de-cerebranti, rinvenibili in ogni scavo della vita.

  6. Caspita se ci vai giù duro! Ma non posso darti torto quando anche io penso che l’omologazione uccide la forma più alta di noi stessi. Allora meglio restare soli e questo l’ho capito anche io un po’ di tempo fa. Il Liga però mi piaceva moltissimo, solo ora non lo seguo più e mi chiedo perché. Cinquantanni non arrivano per niente. Ieri mi sei venuto in mente quando ho letto la recensione di un libro “Karma aperto” di Fabrizio Petri in cui si cita anche Jung (per questo ho pensato a te).

  7. Oh, per fortuna esiste la tua “semi-insonnia che freme per agire, tra le sei e le sette, poco fa”.
    Gelsy apprezza tutto molto e sente forte ciò che tu lanci con le tue parole.
    Torno presto!
    🙂

    • “l’arte del destino di chi sceglie di essere genitore”
      oh, la tua semi-insonnia!:-)
      vi è molto di più! oh, sì.
      “nessun destino vi esime dalla colpa di dover dare fuoco ai moti anarchici del vostro autentico personaggio intimo.”
      colgo, Alex.
      concordo.
      taccio.
      Gelsy

      • “è il compleanno di un giorno dove i tuoi personaggi interiori mollano il colpo e vengono a sedersi e a fumare con te, appoggiati tutti sul ciglio provvisorio della strada, nel paese semisconosciuto dove ti sei spinto”
        sto in silenzio. le mie sarebbero parole superflue.
        ecco, Alex, spero solo che non fumino i miei personaggi! 😉
        Gelsy

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