Solo i pensieri nati camminando hanno valore (cit.), ed è soltanto addosso che puoi avvertire un‘antica stanchezza al pensiero di esporre in social-media le parole, gli aforismi, le epifanie e i notturni racchiusi in una frase protetta da carezzine di virgolette. Cos’altro rimane da dire al mese d’ottobre che non sia: d’accordo, m’arrendo, sono portatore sano di una dispersione che mi collega all’indicibile, sono tutta la luce diminuita che rimane, l’obiettivo schizzato di pioggia, la mattana di strada per il rumeno disorientato all’incrocio che t’apostrofa – Escusa, lo sai tu dov’è via dei Gradani – laddove dei Gradani non s’è mai udito. Potrebbero essere i Gradini, o i Gerani, o le Gardenie magari, è un maledetto quartiere botanico questo, valloasapere, e ogni volta il viso del rumeno s’illumina di una verità che è come una stella cadente nella coda dell’occhio, l’attimo dopo pensi solo all’abbaglio che forse t’ha illuso, che c’è probabilmente un errore insolubile nel tuo orecchio a monte e il temporale ci mette niente a muovere l’eco e imballarti qui, a bassa quota, puoi aprire una finestra sociale ancora, senz’altro da aggiungere che questo molle primitivo intendersi e farneticare.
Quella finestra la conosco… Lì dentro ci ho fatto i corsi di fotografia 🙂
suggestivo il palazzetto.
a volte quando ci si abitua a un errore questo diventa la normalità, e allora apriamo le finestre per respirare aria nuova… almeno così speriamo !