Se per qualche motivo devo rincuorarmi, non c’è niente di meglio del sollievo che provo nel tornare con la mente a quei bei giorni finiti che mi toccava di andare in trasferta a Trezzano sul Naviglio. Mi rifaccio allora una bella passeggiata nell’albergo affacciato sulla tangenziale gassosa, torno a fingermi esperto di nonsoche tecnologia in un lavoro che mi faceva orrore concettuale, e ricordo le zanzare leghiste da cui fui assaltato mentre prendevo la scorciatoia di un campo, così come quella dannata sera che, chiuso il computer, infilai la giacca avio lasciata appesa e mi diressi all’uscita con una tale fretta di sparire che non mi resi subito conto di quanto maniche e spalle mi stessero larghe, e nemmeno della chiave elettronica che mi ballava nella tasca sinistra. Giunto al parcheggio maledissi il coglione che aveva scambiato le giacche ed ebbi un’improvvisa impennata narratologica. Adesso bippo il telecomando a raffica finchè non salta fuori la Bmw che ho in tasca, pensai, e me ne vado a Milano a sgommarmi la nuova identità sui Navigli. Invece niente, non feci altro che soccombere alla tristezza relativa del caso e strisciai in albergo a drogarmi di cibo e Floris. L’indomani, prevedibilmente, la mia vera giacca avio pendeva esausta dall’attaccapanni. Feci in modo di indossarla subito, e anche lei parve riabbracciarmi stretta.
mi ripeto… sempre bello leggerti !