La domenica prima dell’Avvento, nel mio quartiere, somiglia alla vigilia della finale dei Campionati del Mondo, ognuno sta chiuso nel rifugio della sua bandiera a pregare gli dei del proprio centrocampo.
Amo queste strade perchè sono uno specchio perfetto del mondo, del Terzo in particolare, ovvero dove il domani spinge la gabbietta di ognuno. Non parlo della spazzatura che vola sotto i portoni né dei quadranti etnici in cui è distribuito l’abitato, penso piuttosto alle 4 grandi parrocchie che sorvegliano i lati cardinali della pianta urbana e si contendono i clienti all’ultimo sangue di catechesi per adulti.
Penso a quelle più piccole nascoste dentro le traverse interne e alla pletora di culti minori che occupano i quadrati di vecchi negozi sfitti dalle serrande arrugginite, agli Avventisti del Settimo Giorno, ai Pentecostali, ai mussulmani che si prostrano in un’ex-frutteria, ai Testimoni di Geova che piantonano gli incroci, suddivisi tra maschi arroganti (pochi) e femmine passivo-aggressive (il cuore della milizia).
Anche stamattina m’hanno fermato con gli opuscoletti tradizionali, io rispondo sempre un “Vade Retro!” enfatico sperando che colgano da sé il “Satana” retorico omesso ma non ottengo mai soddisfazione, nemmeno oggi che il Satana l’ho cantato in chiaro, mi guardano sospese con un tantino di bocca spalancata e ricominciano a prendere il sole all’angolo come fossero tossici appena bucati.