Metafisica Pendolare Liquida

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Metti in moto il mondo che c’è. Pareva di scivolare sul fondo del mare l’altra mattina. Il ghiaccio, la nebbia, le goccioline sospese e grandi nuvole antracite percorse da giganteschi flash celesti, il capolino di quel dio in vacanza che sporge la Camera sul flusso regolato delle forme oceaniche, qui sotto. Se parti dalla campagna alle sei devi prestar fede al mondo onirico così come appare, perchè una luce decente non si farà vedere prima delle sette, quand’è ora di sbattere sull’eterna fila che si prepara onestamente a spolpare la città, all’altezza di Sky. Il mondo scorre incomunicato, nell’infinita distanza dei due metri che separano il motore acceso dalla zebra pedonale presenzio al silente corteo di quattro generazioni zingare che attraversano il semaforo di Fidene: una bisnonna piegata dall’artrite procede in testa, un capobranco con cappellaccio bohemienne la segue impettito come un gallo, varie altezze di figli trotterellano in ritardo, in coda alla narrazione, dove rimane fermo solo il fragore dei carrelli vuoti trascinati. Quale differenza tra noi che non sia una ferraglia spinta a mano rispetto a una con l’iniezione elettronica. Sopravvivo alle buche, ho il Social che borbotta sul sedile della suocera, torturo un po’ la frizione, strappo come se nulla fosse. E il pensiero più alto che mi riesce, a quest’ora di tardi walkingdeads in parata, svanisce nell’infinito sax estinto di Michael Brecker che mi ha guidato anche oggi da fuori a dentro, come se tenessi il volante nel solco delle torri gigantesche che scavano le prospettive incrociate, a Manhattan. Enjoy.

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