Il vecchio di febbraio avrà sulle ottanta primavere almeno, le porta male o le porta bene, sempre nel cestino della bici se le tiene impilate, accanto ai cespi di cavolacee e alle patate ammaccate. Il vecchio gira il mercato attaccando bottone con tutti su tutto, la parola di uno che è abituato a non ricevere troppa risposta e quindi vola benissimo anche senza interlocutore. Il vecchio è’ pure di febbraio perchè somiglia a quel mese di aria rovinosa e pesta, a quel tempo che quando esce il sole ti si attacca subito alla pelle come una leggera umorale euforia.
C’ero io che fumavo seduto sul muretto e il vecchio che slegava la bicicletta. C’è passata forte la sirena di un’ambulanza vicino l’orecchio, lui ha detto:
Ecco che ci vengono a prendere, ma tanto ci siamo abituati. So stato all’ospedale io, m’hanno cambiato la testa del femore, gli ho detto: Tranquilli, se finisce bene è bene, se no me portate dritto a Primaporta, non c’è problema.
Certo che Primaporta è un brutto cimitero, ribatto io, sta agli sprofondi e c’è un sacco di traffico intorno, se si potesse andare ancora al vecchio Verano in centro, almeno.
Al Verano ce stanno Enzo ed Erminia, fanno trecento chili in due, c’hanno il negozio di lapidi a via dei Reti, dice lui. Na volta facevano un sacco di soldi, mò se so ridotti al lumicino pure loro.
Io: Accidenti, 300 chili, e che se li taglia a spallate i marmi, Enzo! Comunque che peccato, il Verano è un gran bel cimitero ma non ci va più nessuno, solo quelli ricchi con le tombe di famiglia.
E lui: ma lo sai quanti morti ce stanno al Verano?
No, non lo so.
Ma dodici milioni, una marea! Mamma mia li morti, sotto a sta città siamo pieni de ossa de l’antichi romani, chi ce pensa mai.
Poi se ne va sul ciclo, traballando e ridendo.