Nel nuovo bar cinese dove timbro il cartellino c’è una ragazza simpatica e ciarliera al banco, la colazione costa 1e50 e alla cassa, con mezzo inchino, ti congeda un tipo gentile che somiglia a un Takeshi Kitano in formato mini e con una strana vocina chioccia. Confortevole, insomma, salvo che dal grande locale accanto dove sfornano ottimi pani notturni è sempre un via-vai di autisti di furgone stressati che girano la città per le consegne. Costoro tutti, invece, ricordano il fascista sotto-proletario del Come Dio Comanda di Ammaniti.
Ieri uno di questi è entrato nel bar, ha bevuto il caffè facendo avanti e indietro alle mie spalle, si muoveva a scatti come uno che alle 9am abbia già pippato cattiva boliviana. Rivolgendosi al compare, a un certo punto, nell’eterno monologo para-politico che sembra affliggere i sovranisti del “cambiamento”, ha esclamato: “Ma li mortacci dei Comunisti, oooooh! E’ tutta colpa de sti fii de na mignotta!” E blablabla convinto, a fottere ogni logica, col piacere manifesto degli esibizionisti a piede libero.
Io mal sopporto chi mi urla nelle orecchie, specie di mattina, ed è solo perchè sono un codardo che non mi sono girato per prenderlo a calci lunghi e distesi. Prima di pistarlo brutto, tuttavia, non sarei riuscito ad evitare di chiedergli come si può sentire un povero cristo che si fa il culo notturno per radunare 800 euro al mese e, rientrando a casa, incrocia il vicino in vestaglia col culo decadente cui verranno accreditati gli stessi emolumenti per ciabattare in soggiorno, e che sarà lui stesso, col proprio debito e col furgone, a pagargli la quota di relativa boliviana.