Vincitore del Leone d’oro veneziano nel 1964, Deserto Rosso appare come uno dei vertici della filmografia di Michelangelo Antonioni. La profondità e la congruenza espressiva con cui viene messa in scena la patologia dei codici della società borghese, tema particolarmente caro al regista ferrarese, viene qui ulteriormente declinata nella prospettiva intima e personale del personaggio femminile interpretato da una straordinaria Monica Vitti.
Giuliana è malata, soffre di un disturbo psicotico, l’esordio sintomatico di una schizofrenia probabilmente. A metterci in allarme sin dai primi minuti al riguardo è la sequenza in cui Giuliana, una bella donna borghese dagli occhi spaesati e inquieti, cede a un’improvvisa fame ansiosa e insiste per comprare un panino mezzo mangiato dall’operaio di una fabbrica; corre poi a divorare l’incongruente pasto dietro un cespuglio, lasciando improvvisamente solo il figlio che teneva per mano.
Il contesto ambientale in cui la storia si muove è profondamente coerente con la rappresentazione del dramma di Giuliana. Siamo nella Bassa Padana industriale fatta di fabbriche, ferraglie, fumi, ingranaggi, rumori stridenti e paesaggi naturalisticamente morti, vittime degli sversamenti incontrollati di veleni chimici.
Maieutica – Studio di Psicologia e Psicoterapia
bella retrospettiva: ottima segnalazione…
Hi man, buon avvio di ’19 a te.