“Alla vecchia Mercedes ti ha guidato un chiarore accennato. Hai tastato muri, evitato travi e vetri in frantumi, c’era un fuoco tra i palazzi, un uomo che ti ha sbarrato la strada all’improvviso. L’hai colpito subito, senza pensare nemmeno cosa potesse volere o chiedere, l’hai colpito forte tenendo Rada stretta per un ginocchio. Lui è caduto, ha fatto il suono di un grosso frutto maturo contro il suolo.
Hai dato lo stesso colpo con il pugno avvolto nel giubbotto e hai rotto un finestrino, giocato coi fili e provocato una scintilla, hai messo Rada sulle ginocchia, tra te e il volante. Siete tornati a casa molto lentamente, centellinando la luce dei fari. Lei parlava fitto fitto, combinando a caso le parole. Ogni tanto nominava le stelle.”
(foto: isola Tiberina, novembre 2015)
(brano: A. Gabriele, Geografie Fuori Luogo, ed. Smasher)
potente l’immagine di lei che parla fitto fitto, mischiando a caso le parole.