La Vita fino al ventisette

anke-merzbach-per-alessandra-piccoliLinda si spoglia lentamente davanti alla finestra

Una piccola squallida stanza alle spalle 

Sulla parete del letto l’ombra gigante del suo profilo 

Evidenziato dal chiarore giallino che piove da un’insegna sul tetto 

Tiene lo sguardo lontano sui fari che risalgono la rampa della tangenziale 

Tiene l’anima stretta come un grande magazzino da sogno

E’ pur sempre vita questa 


Sfondando il buio che c’è

Una macchina lascia intravedere frammenti di gesti di un fuori distante 

Un telefono premuto tra guancia e spalla 

Aderenze d’innamorati 

La coda di un cane eccitato che spazza il finestrino 

Alle orecchie precipitano suoni ottusi 

Vuoto ritmico della notte che striscia rumori 


Linda manovra un click di reggiseno da poco 

Lo prende con due dita lo lancia verso una sedia -e manca il colpo- 

Lui fa un suono di gola -qualcosa come un lavandino che s’ingolfa- 

Sistema meglio l’angolo del braccio che sorregge il busto 

Schiocca la lingua secca 

Come piccole mummie d’amore sotto il letto

Pallottole di Kleenex attendono una degna sepoltura


Linda sfila gli slip e poggia le ginocchia sulla seduta del divano 

Mette il viso a contatto con la finestra 

Trova liscio e freddo e odore di stucco 

Tra poco lo sfarfallio dei fari grandi 

Il rumore puntuale del furgone di Marco 

Sul cruscotto il thermos preparato da Linda 

Marco si volta sempre per lanciarle un bacio 

Sicuro di raggiungerla nel mondo dei sogni -tre notti a settimana- 

E un’angoscia di cifre intorno al venti del mese 


Lui che sta dietro si alza con gesti di fretta 

Inciampa nella penombra che li squaglia 

Con un grugnito sbrigativo la penetra da dietro 

mettendo dentro tutta la cecità di un affare grigio

Linda scoppia in una maschera agitata -per fare presto- 

Stringe gli occhi cercando i fari del furgone 

Stringe le labbra uccidendosi bestia

Col sollievo anticipato del bacio di Marco 

Con la rata del furgone 

Cena e cinema domani 

E’ pur sempre vita questa 

14 risposte a “La Vita fino al ventisette

  1. Sai, io non so mai decidermi se il tuo vertice è questo o il Valentino, ma poi mi dico che ne arriverà prima o poi un altro che si lascerà dietro gli altri due di misura (uno che scrive ‘questo’ racconto prima o poi si supera). ma fino ad allora è questo l’acciaio corten, ruvido e bellissimo, della tua penna . non mi stancherei mai di leggerlo,

  2. Usare il corpo come uno strumento, riuscire a spegnerlo per facilitargli una violenza e riaccenderlo per accogliere l’amore, dicono che si possa fare e che ad alcuni riesca, per necessità ma anche per vanità, non lo so, ma quello di cui sono sicura e che poi non sarai mai più la stessa. E non è più vita.

      • Vero. Ma vero anche che il Sè è in armonia con il corpo, con la postura, il movimento delle mani, il piede nudo che àncora il terreno. Il Sè trova la sua manifestazione nella fluidità del corpo (e non sto parlando di bellezza sia chiaro) e se il corpo subisce una mortificazione anche il Sè ne porterà una traccia.
        Ma di cosa sto parlando… ahahah!!!!

  3. Tagliente si, come una lama di coltello affilata, ma del resto la vita sa esserlo in modo così cinico che talvolta per sopravvivere si riesce anche a sdoppiarsi nella propria identità di sentire passione. Io non ci riesco, ma invidio a volte chi lo fa. Ma so che chi lo fa, si, dopo, non è più lo stesso. Nessuna morale, nessun giudizio, perché sarebbe una beffa per chi è costretto già a ridurla così la sua vita. Stritolare la propria vita e essere anche giudicata dagli altri. Terribile. Ognuno ha il proprio Se come giudice implacabile sulle proprie azioni, ed è quello più severo.

    • eh, discorso che dovremmo rifare tutti partendo da una stato di -vera necessità- non riesco a dimenticarmi, ad esempio, che c’è chi accetta di venir stuprata dal primo venuto sulle rotte si emigrazione sahariane pur di giungere in Libia, dove comincia un altro incubo.

      • “stato di vera necessità”
        Sì, parliamone, Alex.
        Difficile da immaginare.
        Terribile poichè è realtà!
        Gelsy
        E’ splendido questo tuo racconto!

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