Tra le tante cose belle che l’età reca tra i suoi strascichi nuziali, c’è che finalmente davvero puoi credere ai fantasmi.
E’ una vita che li sfiori, l’hai sempre sentiti fremere nel fodero della realtà, ben riposti, aggrappati alle cuciture con cui si usa rappezzare le esistenze che sfuggono.
Ora quelle gabbiette sono aperte, mostrano il postprodotto di ogni respiro speso, i fantasmi si mostrano nelle nudità imbarazzanti, per quell’incredibile verità che appare.
Coi fantasmi ci si può giocare a carte, maledirli, venire alle mani persino, sbatterli fuori di casa, infine.
“Ma che ti sei messo in testa”
-Aeroplanini-
C’è un oltretomba che popola l’universo, dal sorriso affettato del collega curvo nel ruolo globale al perchè sei qui, stamattina, a darci dentro, perchè qui e non in altri continenti, sotto stelle differenti, perchè non ti sei perso nel caos cimiteriale che sembra il passato, a crederlo davvero.
”All’uscita dall’incantesimo vanno in fila le cose
che si autodenunciano poco dopo la porta :
c’è il grande poeta illuminato dal Morte,
il fido che lo segue nominando gli enigmi.
Ci sei te, un bugigattolo recalcitrante pare
e la lunga sfera che si è inventata tutti i
sostenendo fosse possibile”
-Silvia Molesini-
La mente ha bisogno di storie, di produrle non di assorbirle, precisamente.
(Questa affermazione è uno specchio anche se non si vede.)
Così ci renderemo interessanti, a mettere dentro un Luilei, una trametta tutto fiato trattenuto (è solo uno scioglilingua), un velo di speranzelle che un dio ci salvi, ma va bene anche uno Stronzo, qualcosa come un’opinione reiterata che ci scavi un fossato intorno.
Le persone deludono sempre, è solo questo che bisogna amare del mondo.
(La condizione dei moderni è imbarazzante.)
Una volta, dodici anni avevo, il mio compagno di classe mi lasciò solo a casa sua, dieci minuti. Io salii in camera della madre, che era una signora davvero eccitante, andai e cercare il cassetto delle mutandine e le odorai tutte, me le passai sulla faccia, alla fine ne strappai pure un paio.
Ma basta così, c’è sempre qualcuno che capisce altro.
La vita di ognuno è un gracidio di fatti inconfessabili, sono questi i fantasmi più fantasmi di tutti, quelli che hanno il timone del mondo.
“Dicono che ogni film venga sottoposto a tre montaggi:
sceneggiatura, riprese e montaggio vero e proprio.
Per me, però, esiste un quarto montaggio:
quello che lo spettatore fa nella sua testa,
come reagisce il suo cervello e che cosa porta con sé.”
-Jaco Van Dormael-
Cosa portiamo con noi, dopotutto.
Perchè le nostre personali segrete ci annoiano.
(Lo spavento è bandito dalle coscienze perchè ricorda la morte.)
Cos’è questo bisogno di esondare in storie altrui che non ci appartengono.
Pensiamo che sia un merito cominciare a essere umani.
E invece, c’è la cacca di mosca della nostra presenza, a impedire un tranquillo, ordinario scorrere del mistero.
Sarà pure un maledetto post filosofico questo, ma tant’è.
“Cosa c’era prima del Big Bang? Be’, non c’era un ‘prima’ perché prima del Big Bang il tempo non esisteva. Il tempo è il risultato dell’espansione dell’universo stesso. Ma cosa succederà quando l’universo avrà finito di espandersi e il movimento sarà invertito? Quale sarà la natura del tempo? Se la teoria delle stringhe è corretta, l’universo possiede nove dimensioni spaziali e una dimensione temporale. Ora, possiamo immaginare che all’inizio tutte le dimensioni fossero attorcigliate insieme e che durante il Big Bang tre delle dimensioni spaziali (che conosciamo come altezza, larghezza e profondità) e una dimensione temporale (che conosciamo come tempo) si dilatarono. Le altre sei rimasero minuscole e attaccate fra loro. Se viviamo in un universo con dimensioni attaccate, come possiamo distinguere l’illusione dalla realtà? Il tempo è conosciuto come una dimensione di cui viviamo l’esperienza in un’unica direzione. E se una delle altre dimensioni non fosse spaziale, ma temporale?”
-Mr. Nobody-
ma questo è un bombardamento di informazioni! calma alex, così mi scoppia la testa! 🙂
brava, lasciati affondare, la verità è un dubbio 🙂
è solo un post filosofico, questo. maledettamente audace e vero. Raccolgo l’altro capo del filo dell’angoscia (questo brano è uno specchio anche se non si vede) e tramo. Le illusioni sono solo il dialogo con noi stessi e se quella dimensione esistesse si chiamerebbe solitudine. E’ tutto qui.
Tu continui a menar frecce che paiono a casaccio e io me le becco tutte. O io, o i miei fantasmi
un bacio
ma che vuoi che sia, abbiamo tutti un Suspiria interiore, alcuni diventano esorcisti, altri meno, ma sempre quello il traghetto è 🙂
questo post provoca una “ferita” simile ad una scossa che perdura.
e…
tutto è così vero, Alex.
a presto.
Gelsy
ciao Gelsyna.
…e Gelsyna coglie tutto quello che tu “lanci”.
ciao, Alex!
sorriso speciale
Gelsy