Il Lavoro Smobilita l’Uomo

strek

 

Ma uno non ci crede poi, dite la verità, né più né meno questo è diventato il mondo, lo è perchè siete in avanti con l’età e lo sfregamento globale dei maroni si fa sentire, lo è anche se siete quarantenni o giovani e schizzate d’ormoni e principi azzurri, lo stabilisce l’insalata mediale che vi coltiva e vi abita intimamente, anche se per difetto d’esperienza non potete ancora sentirlo.

Tra una “n” e un “sm” è girato il mondo in pochi anni. E non c’è da sminchiarsi di una battuta, nella Postmodernia italiana l’attitudine al motteggio battutaro può farvi scalare il sociale fino alla politica o alla conduzione delle Ferrovie dello Stato. Siamo sfrecciati come un pendolino, da: Il lavoro nobilita l’uomo”, a: “Il lavoro smobilita l’uomo”.

Perdonate, non è un ancheggiamento editoriale questo, non è nemmeno una “favela” politica, ho fatto parte diversi anni della gloriosa CGIL, cioè di una dinamica sociale storica di questo paese che ha contribuito ai diritti e al reddito di tutti, compresi quelli che l’hanno combattuta, le sono appartenuto negli anni ultimi in cui è diventata un fortino di esaltati fuori tempo massimo (parlo della dirigenza, naturalmente), una congrega di manovratori di ingranaggi organizzativi interni degni di un sottopancia psicopatico di Stalin.

E allora che minchia voglio, stamattina.

Sono sincero almeno, ammetto di essere poco o niente interessante come tutti quelli che se la menano sui blog, a garanzia di questa affermazione vi spotto senza musichetta: UAU, UAU, questo ragionamento si autodistruggerà tra pochi secondi, la mia vecchia camicia Levi’s e la maglietta della salute del capitano Kirk che adoro nulla possono al riguardo.

Per chiudere l’ellissi: Ma uno non ci crede, poi, manca solo dire che il peggio è che quell’uno sono io, tutt’intero, una minchia di super-Selfie che si crede diverso.

Negli ultimi giorni ho accumulato una decina di lamentele così fondate e familiari che uno ci si addormenta facilmente sopra, cose che quando ritorni in vita c’è da farci tre annate di Jacona in Presa Diretta; ce ne sono nel pubblico, nel sociale, fin dentro il privato. Tenetelo d’occhio costui, il machiavellico Privato è la banana persecutrice più professionale che esista, la vostra famiglia, la figa che vi sostiene, il circolo degli amici, la platea dei conoscenti, i bibitoni relazionali in cui siete frullati e che raccolgono a vostra insaputa le cattive maniere dinamiche della Postmodernia, gli Scoraggiatori Militanti (cit. F. Arminio), gli adulatori mentiti, i Falsi Modesti, gli artistoidi, gli spacciatori di buoni sentimenti in plexi, gli aforismatici da asporto, professori-professoresse che se non glie la/o date tirano giù seminari e indifferenza e segherie mentali per azzopparvi (almeno menassero, come i coraggiosi alcolisti), e ancora gli amanti sciancati che siamo tutti, fino ai depressi inconsapevoli per cui il profumo di aprile è un tormento e perciò si arrogano la libertà di accoltellarlo schizzandovi di sangue.

Scriverò di questa roba, che altro fare per liberarsene, ma non oggi e senza acrimonia, la mia battaglia l’ho vinta e ho la fortuna di poter osservare le cose comodamente, da una certa distanza. Solo la mia anima, una roba che non conosco nemmeno troppo bene a dire il vero, leggerà tutto intero questo post; il resto gioioso è per l’umano che si estrae ancora volentieri ma faticosamente, come un cazzo di Shangai iperreale, e per il giardinaggio che mi chiama, da ultimo, oggi.

(ho abusato di cazzo/minchia, ne sono consapevole, potessi userei il fuck/fucking degli anglo-sassoni, locuzione che ho sempre trovato più precisa, democratica, anti-razzista, ma tant’è)

“Live long and prosper”.

-dr. Spock

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